AUTOMATIC

Lo so che ci sei. Le partenze sono scenari ai quali non mi sono ancora abituato. Anche l’attesa di vederti scomparire ai gate, quando sei già scomparsa, perché potresti voltarti indietro e non trovarci con lo sguardo, così dice tua madre, mentre si asciuga una lacrima che ha cercato di trattenere quand’eri con noi a consumare gli ultimi minuti in un caffè all’aeroporto.

I ritorni muti in auto e le cose da fare che vengono fatte con una implacabile efficienza che gira a vuoto.

Io che trasferisco il mio computer nella tua stanza, non credere per invaderla, ma per aprire i cassetti vuoti e trovare qualcosa che ti sei dimenticata.

Hai preso gli scellini sulla scrivania? Hai risposto di si, annuendo mentre sorseggiavi il caffè all’aeroporto, socchiudendo un attimo gli occhi. E infatti gli scellini li ritrovo tutti sulla scrivania. Semplicemente non te li sei portati.

Così le altre piccole menzogne per tenerci buoni.

Hai progettato un viaggio lungo per risparmiare sul volo. Un transito a Timisoara, un nome che mi ricorda la rivolta contro Ceausescu. Si diceva che fossero stati trucidati cittadini innocenti. Si diceva che non era vero. Poi ad essere fucilato fu lui, Ceausescu, sbrigativamente, come sa fare la storia, davanti ad un blindato in mezzo ad una strada.

Ti ho chiesto di comprarmi una stupidaggine a Timisoara, quando mai mi capiterà l’occasione di comprarne una? So che non lo farai, perché tu, come me, come i tuoi figli, se ne avrai, saranno presi da altre cose, e dimenticheranno le promesse come le dimenticavo io, come le dimentichi tu.

Ci vedremo presto, lo so, prima o poi, ma ogni partenza, ogni separazione a me pesa , a noi pesa, e mi ricorda quando ti tenevo tra le braccia e tu ti lasciavi andare, come solo i bambini sanno fare.

Nakutakia kila la heri kwa Mwaka Mpya

 

Roma il 30 dicembre del 2017, un giorno prima della fine dell’anno.

 

 

Automatic

I’m going back, back again
Flying solo, only myself to blame
Taking my chances time and time again
Goodbye to you my old friend

‘Cause I’m ready to go, this feeling won’t stop
Hitting the road, it’s all that I’ve got
It’s automatic
Foot to the floor, I can’t take anymore
Running from the life I tried to ignore
It’s automatic, automatic

Feeling sadness, feeling shame
I’ve taken the easy way out over and over again
Open road, I’m coming home
I’m free to live, I’m free to roam

‘Cause I’m ready to go, this feeling won’t stop
Hitting the road, it’s all that I’ve got
It’s automatic
Foot to the floor, I can’t take anymore
Running from the life I tried to ignore
It’s automatic, automatic

Bring it right down, get ready to stop
Turn it right ‘round, go back to the start
Bring it right down, get ready to stop
Turn it right ‘round, turn it right ‘round, turn it right ‘round
Go back to the start

Automatic, automatic

Ready to go, this feeling won’t stop
Hitting the road, it’s all that I’ve got
It’s automatic
Foot to the floor, I can’t take anymore
Running from the life I tried to ignore
It’s automatic, automatic

 

Clara e il vento degli anni che scorrono

C’è questa foto, tu con tua madre. Ora tocca a te  Clara, di farmi commuovere. Devo dirti che il tuo sguardo, la brillantezza degli occhi e la loro allegria ce l’avevi  sin da piccola, quando andavamo l’estate al mare e tu chiedevi  ossessivamente  di andare al bar Piero,  in Sardegna, e alla fine con tuo fratello e la Gilda ti si accontentava. E voi tre ridevate come solo i bambini sanno fare, con scoppi improvvisi, dai quali io, in quanto adulto ero escluso. Ma gli altri adulti dov’erano?

E poi quando  cominciammo a frequentare Stefano, Vittorio e Marianna, vostri coetanei, più o meno,  il caos aumentò.

Sappi che io ti ho vista nascere, nel senso che c’ero. Mi sembra che tua madre manco riuscì ad arrivare in sala parto. Evidentemente eri curiosa già da allora. Avevi fretta di vedere com’è il mondo. E quando si veniva a cena a casa dei tuoi eravamo avvertiti. Clara ti ascolta, anche se fa le viste di essere impegnata in altro. Io so che la tua curiosità di bambina ora è diventata curiosità intellettuale, curiosità di donna, perché noi come eravamo da bambini così siamo da adulti.

Quand’eri piccola ascoltavi i dialoghi degli altri nei ristoranti. E devo a te la mia capacità di farlo. Sai che scrivo delle cronachetta ambientate in un bar. Ti ho osservata, sai?

Un’altra cosa che mi ha colpito è la tua allegria. Sappilo, i tuoi occhi ridono, il tuo volto è solare, bello. E la tua eleganza. Tutte queste trasformazioni sono state lente, un cammino anche difficile, ma l’effetto finale è che io ho davanti a me una donna, e non più una ragazzina.

Quindi la foto con l’alloro e la laurea mi dicono in qualche modo che ti ho ritrovata, anche se ti ho persa, e che ora tocca a te.

Buona vita, Clara, ti voglio bene.